Fiabe in Travel Coaching: La Balena Disorientata

Lo Storytelling nel Travel coaching firmato LiLaland® è uno degli strumenti utilizzato al fine di attivare, in chi ascolta, nuovi punti di vista e consapevolezze personali. Le fiabe in Travel coaching hanno quindi il desiderio di accompagnarti nella tua vita quotidiana con quel pizzico di magia tipica della fiaba.

Il mare spesso cela tesori e storie che vogliono essere raccontate. A volte emergono grazie ad un sassolino colorato, altre volte attraverso la bocca di un marinaio con i denti ingialliti da una pipa, ma in questo caso la storia è arrivata dentro una bottiglia di vetro. Mi è arrivata in un momento in cui mi sentivo smarrita e non sapevo che direzione dare alla mia vita. Mi trovavo in Scozia, su una delle sue meravigliose spiagge oceaniche che guardano verso nord. 

Camminavo cercando aria di pace che potesse colmare i tumulti del mio cuore. Ad un certo punto un bagliore catturò la mia attenzione. Avvicinandomi vidi che quella luce veniva da una bottiglia con al suo interno un messaggio. 

La raccolsi, con le mani di chi sente di star ricevere un dono prezioso. Questo stesso dono , oggi lo voglio dare a te che stai leggendo questo articolo. 

La Balena Disorientata

Caro lettore mi chiamo Beth e sono una Balena che ha compiuto un lungo viaggio. È stato un viaggio in cui inizialmente a guidarmi erano le sole correnti ma alla fine mi ha svelato il motivo reale di ciò che ho vissuto. 

Immagina ora una piccola balena, che non sa nemmeno di esserlo perchè sola nell’oceano. Ero un essere che vagava e non sentiva di avere molte necessità se non quelle di trovare del buon plancton, di salire in superficie qualche volta e di vedere cosa quel mondo blu era disponibile a mostrare. 

Ma poi un giorno incontrai un branco di pesci volanti. Erano tanti ed emettevano vibrazioni che mi facevano sorridere. Solo allora compresi di essere sola. Che forse avere un amico mi avrebbe reso felice. Allora quando quel branco riapparse in una giornata di sole cercai di chiedere se potevamo essere amici. Ma ciò che per me erano parole comprensibili, per loro era silenzio o un leggero fastidio. 

Mi sentii ancora più sola per cui decisi che la mia missione da quel momento in poi sarebbe stata di trovare qualcuno che avrebbe capito il mio linguaggio. Passò diverso tempo e il peso e la frustrazione di non trovare ciò che sentivo di volere nel profondo del mio cuore continuava a riempire le mie giornate. Fino a quando una mattina sentii qualcuno parlare una lingua che potevo comprendere. Mi voltai e proprio dietro di me c’era una tartaruga grandissima che mi chiese cosa ci facevo tutta sola. Dapprima non capii di cosa stava parlando ma poi mi spiegò che i pesci anzi i mammiferi della mia specie vivono in gruppo. 

Quella informazione mi fece sentire disorientata e felice allo stesso tempo. Ciò che sentivo di voler “raggiungere” era qualcosa di reale ma dall’altra parte ciò significava che ero stata lasciata sola… Come mai?

Non ero forse degna di far parte di un gruppo? 

La tartaruga mi tranquillizzò subito dicendomi che non era inusuale che l’uomo, quell’essere che solcava i mari, separassero per avidità i cuccioli dalla madre e che se desideravo trovare la mia tribù avrei dovuto continuare a cercare, a nuotare. 

Prima di andarsene mi fece un dono, un’antica canzone di una tribù di balene del profondo sud.

Quei suoni divennero il mantra con cui mi accompagnavo ogni giorno. Un insieme di suoni che fungeva da balsamo per il mio cuore affamato di compagnia. Grazie a questi suoni un giorno si avvicinò a me un delfino che, rimasto incantato da quella che lui chiamò musica, volle nuotare con me per qualche giorno. Il delfino disse di chiamarsi Fungi, non perchè tra loro si dessero nomi ma perchè tutte le volte che saliva in superficie vedeva gruppi di uomini festanti urlare questo nome. Allora scelse di adottarlo perchè quei gridolini gli mettevano allegria. Un giorno mi feci coraggio e gli chiesi, ma allora non tutti gli uomini sono cattivi?

Lui mi risposte che come gli squali anche gli umani avevano le loro caratteristiche. 

Ohhh gli squali, ne avevo incontrati di tanti tipi, alcuni simpatia altri diffidenti.

Un giorno Fungi scelse di restare in una baia ricca di pesci e mi salutò augurandomi di trovare la mia tribù. Quella separazione fu molto dolorosa ma mi insegnò che non tutto dura per sempre. Grazie a Fungi avevo compreso molte cose tra cui il concetto di divertimento. 

divertiménto s. m. [der. di divertire]. Cambiare strada, fare qualcosa di diverso che procura nuove sensazioni.

Aggiunsi questo nuovo concetto alla canzone e le mie giornate diventarono sempre più luminose e ricche fino a quasi farmi dimenticare il motivo del mio vagabondare. Avevo trovato il mio centro perchè rimettersi in gioco?

Una sera, ero sul fondo del mare e sentii uno strano rumore, una vibrazione fortissima che mi svegliò lanciandomi in una serie di emozioni a me sconosciute. Tutto intorno a me era confuso dalla sabbia che si era alzata a causa del tremore. Non potevo vedere nulla e non sapevo come fare per togliermi da quella situazione. 

Allora chiusi gli occhi e presi contatto con il mio respiro, mi affidai e permisi alla mio corpo di salire verso la superficie. Pregai di riuscire a raggiungere qualcosa di conosciuto senza perdere la vita. 

Finalmente sentii sul dorso la fresca aria della sera che mi indicò che ero salva. La luna era alta nel cielo, il mio respiro piano piano tornava alla normalità. Ero salva! Ma salva da cosa? Compresi che non avevo abbastanza informazioni per poter vivere in questo mondo da sola e che il mio viaggio doveva continuare. 

La motivazione era cambiata ma non il mio obiettivo: trovare la mia tribù. 

Passarono quelle che gli umani chiamano stagioni, anni, estate, inverni… così mi aveva raccontato la tartaruga gigante. La scintilla iniziale stava di nuovo lasciando spazio alla frustrazione 

frustrazióne s. f. [dal lat. frustratioonis «delusione», der. di frustrare «frustrare»]. – 1. Sentimento di chi ritiene che il proprio agire sia stato o sia vano

Non sapevo se stavo andando nella direzione giusta, se il canto potesse essere la giusta chiave di accesso, se il corpo, ormai stanco potesse sostenere questo peregrinare. Fino a quando, un giorno, improvvisamente sentii un suono a me conosciuto. Cominciai a nuotare in quella direzione e girato l’angolo, entrai in una baia dove c’erano tantissime balene che placidamente godevano del tepore di quel mare.  

Non ti nego, caro lettore che la paura era tanta. I dubbi si accavallavano uno sull’altro fino a togliermi il respiro fino a quando qualcuno cominciò a gridare il mio nome: Beth, Beth, Beth (prova ad immaginarlo detto in Balenese). Seguii quella voce che mi condusse proprio davanti a ciò che sentii essere mia madre. Mia madre era viva, era davanti a me e pronunciava il mio nome. Le altre balene cominciarono a  nuotare in cerchio per darmi il benvenuto. Sentivo finalmente quella pace che il mio cuore cercava da sempre. 

La mia storia, per te, si conclude qui. Ovviamente la mia vita, da quel momento in poi, è continuata, ricca di avventure solo che a farmi compagnia non erano più un delfino e una tartaruga ma una tribù capace di comprendere chi sono veramente e di mostrarmi tante altre possibilità.

Qual è la tua tribù?

L’hai già trovata o sei ancora alla ricerca?

Tornando a me cosa è successo?

Quando finii di leggere questa lettera qualcosa in me era cambiata. Compresi che il mio senso di smarrimento era dovuto al fatto di non avere un obiettivo chiaro, una direzione su cui investire le mie energie. Avrei dovuto trovare la mia Tribù.

Da quel giorno cominciai ad ascoltare cosa desiderava il mio cuore e, ad oggi, per me LiLaland® è quella famiglia di Balene con cui vivere mille avventure sapendo di poter vivere il nostro pieno potenziale con amore e rispetto. 

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