In Viaggio con Giulia Comba: Dalla Performance all’Amore – parte 3

PRE SCRIPTUM TRAVEL COACHING

Siamo arrivati al CONTATTO PIENO. Ci siamo davvero. In un viaggio in Travel Coaching il CONTATTO PIENO è il momento in cui si innesca un cambiamento interiore, il momento dell’emozione forte, molte volte anche del dolore, dello stare nella confusione, in quel che c’è. Che sia gioia, sgomento, sofferenza, sorpresa, lucidità, black-out, euforia, liberazione, il segreto è STARCI DENTRO, viverlo appieno, lasciare che la trasformazione avvenga. La regola degli antichi alchimisti era “Solve et coagula”, deve sciogliersi per trasformarsi, per cambiare di stato. Allora vivi con me la tensione, la paura, la felicità, la soddisfazione, tutte le emozioni di questo momento.

In gara con Giulia: pronti, partenza, via!

Ho il pettorale 71! Il momento è arrivato. Settimana dopo settimana si è presentato puntuale il 9 di ottobre 2022. 

Affronterò il primo triathlon della mia vita: il triathlon SPRINT a Peschiera del Garda. 

Nei precedenti articoli di questa serie “Dalla Performance all’amore”, ti ho raccontato i due momenti di avvicinamento, la sensibilizzazione e la mobilizzazione (la decisione di iscriversi) e la preparazione (allenamento e avvicinamento) di questo “viaggio” vissuto in Travel Coaching.

Arrivo sul “luogo del delitto” il giorno prima.

A ridosso delle mura di Peschiera del Garda, si trova la zona cambio, dove si mette la bici, il casco, le scarpette e le scarpe da corsa con un asciugamano.

Il numero 71. Che strana sorte! Se mi fossi iscritta forse qualche minuto dopo avrei avuto il numero 72, il mio anno di nascita, l’anno che fa 50 con il 2022 e che mi fa essere qui a questa gara per rendere indimenticabili questi miei 50 anni, con un regalo che aspetto da tempo: il mio primo triathlon.

Quando arrivo sono appena partiti quelli della gara più lunga, il triathlon olimpico che si svolge il sabato (la mia sarà domenica). Fanno 1,5 km a nuoto, 40 in bici e 10 km di corsa.
Non ho esperienza e quindi tutto quello che osservo mi sarà utile per il giorno dopo.

Ho già seguito le gare di amici IronMan (il triathlon più duro in assoluto) ma l’attenzione che poni se il prossimo a partire sei tu, non è la stessa. Cerchi di carpire ogni dettaglio che possa permetterti di non sbagliare. Nel mio caso, non è per vincere o per fare un buon tempo, ma per divertirmi e non farmi male.

Mi metto in zona cambio per osservare. Il mio cuore è praticamente fermo. Li vedo arrivare dalla frazione del nuoto, quando sono davanti alla bici, si sono già tolti metà della muta. L’altra metà se ne va pestandola e facendo apparire la tutina da triathlon che quasi tutti hanno sotto per non perdere tempo. Un’asciugata veloce e sono pronti per la seconda frazione. In poco tempo tutti hanno fatto il cambio e stanno pedalando. Ne approfitto per andare a prendermi il pettorale e torno a vedere il cambio successivo, bici/corsa. 
 
Osservo soprattutto le donne. 
 
Sarò in grado di farlo come lo fanno loro? Sono rappresentate tutte le età. Qualcuna sembra anche più grande di me. “Meno male”, mi sento meno sola. Scendono al volo dalla sella sotto l’arco gonfiabile, hanno lasciato le scarpette da bici attaccate ai pedali e corrono a piedi nudi verso la loro postazione. Scarpe da corsa e via verso l’ultima frazione. Ho visto tutto quello che mi serviva.

Inizio a pensare alla mia gara.

E’ ancora sabato ma sento già la concentrazione come se fossi alla partenza. Capisco di essere in quello stato definito “lo stato di flow”. E’ come se tutto fosse sospeso. C’è un unico focus e il tempo sembra non passare oppure passare molto velocemente. Il resto intorno è sfocato, volutamente.

TI È MAI CAPITATO DI ESSERE IN QUESTO SPAZIO SOSPESO?
QUALI SENSAZIONI TI GUIDANO?

La notte dormo poco ma la domenica mattina mi sveglio come un grillo. Colazione e poi inizia la preparazione. Attacco i numeri alla bici, al casco, mi tatuo braccio e polpaccio, preparo la borsa con cuffia, occhialini e muta. Non mi sembra vero. Dopo 25 anni di sogni e tante gare viste da tifosa, sto davvero per fare un triathlon. Sono già felice di essere li. E’ prevista pioggia per l’ora di partenza alle 13.00. Se dovesse piovere forte non ci fanno partire. 

Non penso a niente. Sorrido e basta.

Sono le 11, mangio riso e tonno. Ultimi preparativi e vado a portare la bici e il resto dell’attrezzatura nella zona cambio. Le partecipanti donne sono messe tutte in fila, una dopo l’altra. Mi ritrovo con altre ”ragazze” vicino che posizionano la loro bici. “Io non sono brava a nuotare” dice la mia vicina, “la mia specialità è la corsa”. Sembra cercare conforto. “Da dove ci fanno partire? Sul lago ho visto un pontile temporaneo ma è sollevato dall’acqua di 2 metri. Ci faranno mica tuffare da lì sopra?”.

Mi consolo. Le frasi di commento delle altre atlete non sono molto diverse da quello che mi ronza in testa da ieri. Non sono l’unica novizia lì. Mi torna in mente cosa diceva mia nonna…

La preoccupazione condivisa si dimezza. La gioia condivisa si raddoppia.

HAI MAI VISSUTO IL POTERE DELLA CONDIVISIONE? 
COSA SI E' SBLOCCATO NEL MOMENTO IN CUI HAI CONDIVISO?

Mancano 30 minuti alla partenza della frazione di nuoto. Indosso la muta, la cuffia con il numero 71 disegnato a pennarello e mi avvio scalza. E’ la prima volta. Osservo ogni movimento, ascolto ogni commento. Qualcuno si è già buttato nel lago e ha nuotato per riscaldarsi. Non penso di farlo. Non mi sembra ci sia più tempo. Una volta in acqua cercherò di nuotare. Lo faccio da quando sono bambina. Non posso non farcela.

I pensieri si affollanno proprio come i nuotatori sulla spiaggia alla partenza. Qui però non c’è spiaggia, c’è un molo di scogli. Ci aiutano a scendere e ci allineiamo parallele al molo. Le gambe affondano in 60/70 cm di fango. L’acqua non è freddissima ma non è delle più piacevoli. 

Pochi minuti, fischiano e inizia a sollevarsi la schiuma.

Provo a partire a stile libero ma non riesco a tenere la testa sotto. Non capisco bene ma non mi trovo in una condizione di agio. C’è vento e sul lago si è formata onda. Non mi aspettavo di non riuscire a nuotare. Tengo la testa fuori, nuoto a rana, sono agitata, sono in iperventilazione. Vedo le altre ragazze nuotare e distaccarsi. Ho pensieri convulsi. E’ già iniziata male. Non riuscirò ad arrivare fino alla fine del nuoto. Sono ultima? E se non riesco ad arrivare alla riva? Dovrò ritirarmi. Osservo i miei pensieri cercando di ascoltarmi dal di fuori.

COSA TI DICI NELLE DIFFICOLTÀ? RIESCI AD ASCOLTARE I PENSIERI E DIRIGERLI?

Passo la prima boa nuotando confusamente. Cerco di sentire la paura. La accolgo.
Ferma tutto. Ferma i pensieri negativi. Sai nuotare. E’ solo una situazione più nuova del solito.

Cerco di respirare. Vedo una ragazza che sta nuotando a dorso. Non ci ho pensato.

Un colpo di reni e mi giro sulla schiena e inizio a respirare più regolamente. 5/6 bracciate a dorso e provo a rigirarmi a stile libero. Siiiiii! Respiro tranquillamente, forse anche l’onda è meno fastidiosa. Prendo il ritmo e mi dirigo verso la prossima boa. Non mi fermo più. Anche quando sopraggiungono gli uomini, partiti qualche minuto dopo, non mi spavento di braccia e gambe che si fanno spazio nello stretto canale tra le mura medioevali in cui dobbiamo passare per uscire dall’acqua. Ancora qualche decina di metri e salgo sulla riva. 

Non ci posso credere, la prima parte è fatta.

TI RICORDI UN MOMENTO IN CUI TUTTO TI SEMBRAVA PERDUTO E POI QUALCOSA È SCATTATO? COSA TI HA FATTO REAGIRE?

Risorsa 2-80

Corro verso la zona cambio. Sono così felice che passo oltre alla mia postazione e devo tornare indietro. Mi sfilo la muta, metto pantaloncini, maglietta, calze e scarpette. Io non ce l’ho la tutina da triathlon ma sono felice di dimostrare la mia diversità. Probabilmente si capisce che sono “nuova del mestiere” e per questo mi fanno i complimenti per come porto la bicicletta tenendola solo per la sella (non è così facile). Mi sento orgogliosa. 😊

Al punto di controllo tempi (il famoso arco gonfiabile) salto in bici e inizio a pedalare. I 20 km della frazione centrale passano come in un film. Quasi sento la musica, la colonna sonora. Mi sfilano davanti le dolci colline alle spalle di Peschiera del Garda. Provo ad ascoltare i muscoli. Sono affaticati? Cerco di stare presente al momento. Non ho fretta di arrivare. Pedalo con forza, senza strafare. Cerco di sfruttare al meglio i cambi della mia bici. E’ una bici presa di terza mano da un amico triatleta. Non è un ultimo modello come tante ne ho viste, ma io la amo. E’ nera con i particolari rossi e mi fa sentire forte. Mi fa sentire bene. 

Per me è come fosse un la miglior bici da corsa sul mercato.

COSA TI FA SENTIRE ORGOGLIOS@ DI TE?

Arrivo e smonto dalla bici al volo. La poso. Mi tolgo il casco, mi cambio le scarpe. Non è ancora finita. Mi aspettano 5 km di corsa su e giù per le rive di Peschiera. Me lo avevano detto che quando scendi dalla bici e inizi a correre le gambe sono un po’ dure. Hanno usato muscoli diversi per pedalare e non sono così ben disposte a convertirsi nuovamente.

Penso al traguardo. A quando alzerò le braccia al cielo. Continuo a correre.

Non è ancora finita. Sono solo 5 km, ma dopo il nuoto e la bici, la stanchezza un po’ si fa sentire e in più si fanno 2 giri sullo stesso percorso. Io odioooooo tornare sui miei passi.

Se non conosci il percorso il cervello si distrae, non sa cosa l’aspetta dietro la curva. Se c’è una salita la affronta, ma non sapendolo non si preoccupa prima. Se l’ha già fatto inizia a percepire la fatica ancora prima di affrontarla veramente.

Ma so che al fondo del primo giro ci sono Livio e Jack (il mio team di supporto 😍). Mi aspettano per incitarmi. Allora mi concentro su di loro. Ho la maglietta della maratona di Milano del 2019. C’è stampato dietro il mio nome e qualcuno, sconosciuto, mi dice “Dai Giulia, che sei arrivata! Forza che è quasi finita!”. 

Sorrido. Mi commuovo. Grazie, mi serve tutto!

Ultimi metri, ultima salita sulle mura di Peschiera e poi la discesa. Vedo le transenne che portano all’arrivo. Sento la musica e sto già sorridendo. Forse sono ultima. E se anche fosse? So che esulterò come se fossi la prima. In fondo lo sono. Sono la prima Giulia che taglia il traguardo del triathlon per festeggiare i suoi 50 anni, dopo averlo sognato per 25 anni. 

Non è performance, è puro amore e per me è straordinario.

COSA RIESCI A VEDERE DI STRAORDINARIO NELLE TUE CONQUISTE QUOTIDIANE?

“Quella qui sopra è una Mappa Mentale secondo il metodo di Tony Buzan, mio maestro. Serve per darti un indice visuale delle parti dell’articolo e anche per ricordare con più facilità quello che ti racconto. E’ un metodo che sfrutta l’intelligenza visuale, spaziale ed emozionale del nostro cervello. Nei precedenti articoli l'ho compilata io. Se ti va, puoi prendere un foglio e provare a compilarla tu, copiando la traccia che ti ho fatto qui sopra”.

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