PRE SCRIPTUM TRAVEL COACHING
Il POST-CONTATTO è l’ultima fase del ciclo della Gestalt a cui si ispira il Travel coaching, metodo Lilaland. E’ il momento che io amo chiamare della “messa a terra”. E’ il momento delle riflessioni, del rivivere tutti i momenti, del comprendere cosa siamo diventati durante il viaggio, cosa abbiamo imparato e cosa abbiamo trasformato. E' il momento in cui lasciamo la nostalgia del viaggio, della vacanza per vivere con la stessa emozione, con lo stesso entusiasmo la vita di tutti giorni o la prossima avventura.
Non è finita, fino a quando non è finita!
Nove mesi fa circa, il 9 ottobre 2022, portavo a termine la mia prima gara di Triathlon.
L’apice del mio percorso “Dalla Performance all’amore”. Realizzavo un sogno che aspettava da 25 anni in un cassetto e lo realizzavo per festeggiare i miei 50 anni.
(Vedi qui i primi tre articoli: 1. La decisione – 2. La Preparazione – 3. La gara).
Ho aspettato 9 mesi per scrivere questo ultimo articolo della “saga”.
Ho aspettato nove mesi per chiudere il ciclo. Praticamente un parto.
Esattamente come succede a tanti viaggiatori in Travel Coaching, o come a tanti “viaggiatori e basta”, non volevo chiudere questo viaggio. Qualcosa dentro di me resisteva a chiudere l’album delle foto. Stavo evitando di riflettere. Di dirmi dove mi aveva portato come persona quell’esperienza, cosa avevo imparato, quale sarebbe stata la prossima meta.
Perchè l’ho fatto?
Per paura che il sogno e il suo effetto finisse?
Per paura che quello che ero diventata in quel viaggio non fosse quello che desideravo? Perché…
Un grande filosofo dell’educazione, John Dewey, dice: “Non si impara dall’esperienza, ma dalla riflessione su quell’esperienza”. Allora forza Giulia riflettici e rivivi quei momenti.
TI E’ SUCCESSO DI VIVERE QUALCOSA DI INTENSO E NON VOLER CHIUDERE QUEL CAPITOLO?
HO IMPARATO CHE la vita va celebrata ogni giorno con una piccola sfida che ti faccia crescere.
Ogni piccola conquista va festeggiata e sopratutto è importante lavorare su chi siamo e su chi vogliamo diventare.
Era un po’ di tempo che pensavo di festeggiare con un evento particolare i miei 50 anni, ma temporeggiavo nel prendere una decisione:
– volevo tornare a New York a rifare la maratona che cade sempre un giorno prima o un giorno dopo il mio compleanno, ma dove abito ora è molto complicato allenarsi per una maratona, allora ho rinunicato
– un’altra possibile idea era fare un viaggio oltre oceano, ma anche in questo caso ho rinunciato per questioni logistiche ed economiche.
Allora ho pensato “Cosa posso fare per me? Mi piacerebbe un viaggio indimenticabile con un obiettivo che mi motivi a fare sport”.
Il tempo stringeva, mancavano una manciata di mesi al mio compleanno e non avevo ancora preso una strada.
Poi arriva una mail con la descrizione di un Triathlon di diverse misure a Peschiera del Garda.
Un mentore, che ha avuto un ruolo importante nella mia vita, mi diceva sempre: “Tra andare e non andare, è sempre meglio andare. Eventualmente si torna indietro”.
A volte ci facciamo bloccare dalla paura di sbagliare. Di non essere abbastanza, di non riuscire a portare a casa un sogno, di fallire, di soffrire, di essere giudicati e NON DECIDIAMO, NON ANDIAMO, NON PROVIAMO.
Non ero sicura di potermi allenare, di portare la gara alla fine, di farcela, ma MI SONO ISCRITTA e in quel momento mi sono permessa di sognare.
COSA TI PIACEREBBE CREARE PER FESTEGGIARE UN MOMENTO IMPORTANTE NELLA TUA VITA?
HO IMPARATO CHE le cose non vanno sempre come vuoi ma che c’è sempre qualcosa di utile se metti attenzione a come reagisci ad un accadimento esterno e guidi le tue emozioni.
La bici che si rompe, la poca voglia di andare a nuotare, il freddo che ti blocca il respiro.
Questo in gara e nella vita. Una persona che ti ferisce, una malattia che limita le tue possibilità, un lavoro che non ti soddisfa, un problema difficile da risolvere.
Due possibilità:
- maledire il giorno in cui ho incontrato quella persona, chiedermi perché tutte a me, dirmi che già sono fortunata ad avere un lavoro
oppure
- respirare e capire come reagire costruttivamente a quegli eventi e sperimentare delle soluzioni, sapendo che forse la prima non sarà quella definitiva ma mi aiuterà ad entrare in uno stato mentale proattivo, positivo, creativo.
Se dovessi dire una cosa semplice che mi è venuta da fare quando non mi decidevo ad organizzare qualcosa per festeggiare i miei 50 anni, quando mi si è bloccata la bici, quando non riuscivo a nuotare, quando pensavo di essere ultima, è stata quella di SORRIDERMI perché già ero li, già avevo fatto un pensiero che mi metteva in una posizione di crescita, già avevo fatto un piccolo passo.
E allora il SORRISO era come darmi forza per farne un altro e poi un altro ancora e poi un altro ancora.

COSA FAI PER AIUTARE IL TUO EROE A FARE UN PICCOLO PASSO E REAGIRE POSITIVAMENTE A SITUAZIONI DIFFICILI?
HO IMPARATO CHE è bello fare esperienze nuove e farle con fiducia.

Semplificando molto, possiamo dire che il nostro cervello ha due marce, oppure che si autogoverna con due sistemi: uno lento e uno veloce.
Quello veloce è quello più antico, quello legato alle emozioni, quello che ci fa sopravvivere, quello che cerca le migliori strategie per risparmiare energia, è un po’ pigro. Lo fa perchè ci vuole bene, per difenderci, per evitarci il dolore o esperienze negative.
L’altra parte del cervello, quella lenta, più razionale, più evoluta, ci spinge invece a fare nuove esperienze. E’ quella che si entusiasma all’idea di una novità, di una scoperta, di un’avventura.
Legata a questo stato di eccitazione c’è un’emozione: LA PAURA.
Un’emozione che paradossalmente temiamo, ovvero abbiamo paura della paura. 🙂
Come in un loop un po’ insensato, cerchiamo di non provarla. Facciamo finta che non esista, le voltiamo le spalle, le chiudiamo la porta.
E proprio l’immagine della porta è chiave in una famosa frase popolare che dice “La paura ha bussato alla mia porta, ho aperto e non c’era nessuno”.
Questo per dire che dovremo essere più consapevoli di questa emozione, che da un lato è frutto di quella parte del cervello che ci protegge e quindi che ci mette in allerta, e dall’altro è un segnale che ci dice che il cuore è coinvolto, che in quella situazione nuova e sconosciuta c’è apprendimento, c’è crescita, c’è esperienza.
QUALE ENERGIA SI PUO' NASCONDERE DIETRO LA TUA PAURA?
Ed è proprio un’esperinza da fare con CURIOSITA’, restando aperti nel vedere cosa succede e con FIDUCIA, proiettando serenamente un risultato positivo sul futuro.
Così è stata la gara: una scoperta, un’osservazione di me che affronto qualcosa di nuovo, di sconosciuto, di “pauroso”. L’ho portata a termine e non sono nemmeno arrivata ultima.
Ho avuto paura, sì. Me ne sono resa conto, l’ho osservata, gli ho sorriso, mi sono fatta un sorriso, ho respirato e ho aspettato che il mio cervello lento mi offrisse le risorse per affrontare quel momento.
E adesso CHIUDO questo viaggio, dopo nove mesi.
Chiudo dopo nove mesi, con la chiarezza di quello che sono diventata, permettendomi di affrontare quella sfida. Adesso sono una persona più consapevole dell’importanza di cercare l’AMORE in ogni cosa nuova che facciamo, in ogni esperienza sconosciuta che decidiamo di vivere, convivendo serenamente con la paura, non come un ostacolo, ma come un’energia, una guida.
“La paura c’è dove il cuore è coinvolto” dice una cara amica, esperta nel far comprendere alle persone come la paura non vissuta e non fatta scorrere attraverso il corpo, possa diventare blocco e malattia.
L’amore nasce se non ci concentriamo sul risultato, sulla performance, se ci diamo il permesso di vivere le emozioni appieno, sperimentando con fiducia.
L’apprendimento, la crescita si rivela quando ci fermiamo a riflettere su cosa abbiamo vissuto affrontando una terra a noi sconosciuta, un viaggio non troppo programmato, quando mettiamo a terra una nuova risorsa, un nuovo strumento per affrontare la vita con più consapevolezza.
La trasformazione avviene quando decidiamo di CHIUDERE.
Chiudere un ciclo per aprire una nuova fase della nostra vita.